martedì 25 novembre 2008

BENITO E RACHELE: NOMI DA 1500 EURO.

Scritto da Sara

Come risolvere i problemi di spopolamento di una Regione? Con una campagna di sensibilizzazione a favore della maternità? Con degli incentivi fiscali alle famiglie meno abbienti?
Il partito Movimento sociale-Fiamma Tricolore della Basilicata ha proposto una maniera più originale ( e nostalgica) per risolvere il problema: offrire 1500 euro alle coppie che chiameranno Benito o Rachele i figli, in cinque paesi della Basilicata a rischio spopolamento. Si tratta di un contributo una tantum, e nel piccolo partito sono abbastanza rigidi: l’assegno verrà dato solo a chi chiamerà i figli con il nome del duce e signora, i soldi devono essere utilizzati unicamente per l’acquisto di beni destinati al bambino ( culla, passeggino, ecc…) e secondo i vertici locali del partito è una manovra che certo non risolverà il problema dello spopolamento ma sarà un passettino in avanti. Stesso trattamento anche ai figli di stranieri. Immaginate: Benito Mohammed Abdullah.
Il dubbio ci viene: non sarà per pubblicità che il partitino ha tirato fuori dal cilindro questa manovra?
Del resto i figli costano e 1500 euro sono irrisori se si pensa a tutti i soldi di cui avrà bisogno un bambino, anche solo nel suo primo anno di età. Senza contare che di fascisti veri, pronti a onorare la memoria del duce chiamando un figlio col suo nome ( Rachele forse ha più chances), quanti ce ne saranno? Ormai non lo sono più neanche Fini e Alemanno.
Intanto un quotidiano britannico, prendendo spunto dalla notizia, fa sapere che il nome Benito è ormai pressoché scomparso dall’Italia, per via del suo diretto collegamento con Mussolini….
E se è scomparso un motivo ci sarà!

giovedì 13 novembre 2008

I SOLDI NON SONO TUTTO... ALL'UNIVERSITA'

Scritto da Sara


E’ solo colpa del taglio dei fondi se la scuola pubblica sta affondando?

L’argomento infiamma le piazze e i talk show televisivi, tutti impegnati a dibattere sulla salute cagionevole della scuola pubblica e le sue cause.

Roberto Perotti non ha dubbi, e sembra intenzionato a smontare falsi miti: non è colpa dei tagli se la scuola pubblica, la ricerca, le università, sono alla frutta. E in un libro, “L’università truccata”, ( Einaudi, pagg.184, 16 euro), fa il punto della situazione sul mondo accademico. Risultato? L’università è piena di parassiti, non più meritevoli di altri, sdraiati tra gli allori grazie a meccanismi clientelari.
Roberto Perotti ne è convinto: del resto il mondo accademico lo conosce bene, essendo docente di Economia politica alla Bocconi. Invece di guardare la spesa per studente iscritto, a suo avviso non indicativa, bisognerebbe guardare la spesa per studente a “tempo pieno” ( i frequentanti che sostengono esami): "si nota che è di 16.027 dollari, la più alta del mondo dopo Usa, Svizzera e Svezia. E anche con questi fondi la ricerca italiana non è poi così feconda".
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, smonta tanti altri miti: è vero ci sono punte d’ eccellenza nella ricerca italiana, ma nel complesso è poco feconda rispetto ad altri Paesi. E ancora i concorsi truccati non sono episodi sporadici, ma molto diffusi, come si nota guardando i nomi dei docenti universitari: molti sono figli dei baroni universitari. ( E anche questa, ci permettiamo di aggiungere, è una notazione che tiene conto solo di chi porta lo stesso cognome del padre barone universitario. Poi ci sono i discendenti da parte di madre “baronessa”, i nipoti, i cugini, gli amici).
Ma allora tutti gli studenti che sono scesi in piazza hanno torto? "Protestare per i tagli è normale"dice Perotti.
Ma di certo non è colpa del governo e della Finanziaria se l’università è allo sfascio.
Ci permettiamo di aggiungere che se il governo non c’entra direttamente, molte volte è la stessa politica a sistemare le sue perle in giro per gli atenei italiani.
La soluzione di Perotti è molto ambiziosa: premiare i meritevoli e disincentivare gli incapaci, accettando di pagare il venticinquenne genio più del barone universitario che è in cattedra da 20 anni. E soprattutto, penalizzare l’ateneo nei finanziamenti, quando fa assumere un ricercatore che non combinerà nulla.
Chissà se il trio Brunetta-Gelmini-Tremonti ha letto il libro….

venerdì 7 novembre 2008

Comunicazioni importanti

1) tra qualche tempo Testata Immaginaria si avvarrà di nuovi collaboratori, e allargherà il suo raggio d'indagine anche all'estero.
2) personalmente mi sento di dover chiarire alcuni punti. Fermo restando che l'informazione imparziale non esiste, e che il taglio dell'articolo influenza il giudizio di chi lo legge, penso che un margine di obiettività e veridicità sia possibile. Per questo io e Daniela non pretendiamo di essere il Vangelo, ma ci sforziamo di raccontare i fatti. Poi è chiaro che abbiamo le nostre opinioni, ma cerchiamo di metterle da parte quando scriviamo.
Altra cosa è appoggiarsi a notizie false, non verificate e spacciarle per vere. Questo è capitato una volta, ( a me, per inciso) e posso solo dire che sbagliare è umano e che è giusto scusarsi e correggere gli errori.
3) grazie a tutti quelli che leggono il nostro blog!

Sara

mercoledì 5 novembre 2008

REPERTI ARCHEOLOGICI E LEGGI AD PERSONAM

Scritto da Sara


Mentre in America il neo presidente Barack Obama, nel suo primo discorso alla nazione dice che in America tutto è possibile, possiamo dire che anche in Italia sono molte le cose possibili, dove in altri Paesi sarebbero impensabili.
Gabriella Carlucci, deputata del Pdl ne sa qualcosa: l’affascinante deputata aveva presentato un emendamento alla Finanziaria avente ad oggetto sanatorie per i possessori di reperti archeologici. Altrimenti detto basterebbe dichiarare di avere un reperto anteriore al 476 d.C. entro 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto, dire di esserne in possesso in buona fede e pagare le spese di catalogazione (che oscillerebbero tra i 300 e i 10mila euro) per diventare legittimi proprietari di quel pezzo di statua etrusca o romana o di quel capitello della Magna Grecia. Un capitello rubato diventa tuo se dichiari di averlo in buona fede e paghi un obolo neanche troppo alto.
Questa la furbata di Gabriella Carlucci. Il che comporterebbe anche la depenalizzazione del furto, ricettazione e incauto acquisto, legati al reperto.
Se non che Salvatore Settis, presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, indignato ha scritto un articolo su Repubblica denunciando l’accaduto, provocando un’interrogazione parlamentare del deputato del Pd Ermete Reallacci e una petizione di Legambiente.
Gabriella Carlucci a quel punto, indignata anche lei, ritratta tutto e dice di non aver mai proposto nessun emendamento che facilitasse la vita ai tombaroli. L’emendamento ora infatti non c’è più, perché è stato ritirato, come risulta dal resoconto della Camera dei Deputati del 28 ottobre 2008.
Resta da capire perché un emendamento talmente fuori luogo sia stato concepito dalla signora Carlucci. Per facilitare il riemergere di oggetti trafugati: se il privato sa di non correre rischi, si autodenuncerà e lo Stato verrà a conoscenza dell’esistenza del reperto. In pratica, spiega Pier Giovanni Guzzo, archeologo, soprintendente di Pompei e Napoli, il vantaggio derivante dall’autodenuncia sarà minimo, perché i reperti veramente eccezionali vanno all’estero in modo illecito.
Si può sempre pensare che la Carlucci abbia qualche conoscente in possesso di reperti anteriori al 476 d.C. e la strada delle leggi ad personam è sempre lastricata di buone intenzioni…