venerdì 17 ottobre 2008

DUE DONNE, DUE SCELTE DIVERSE, UN’UNICA CONCLUSIONE



Di Sara e Daniela


D’accordo quando leggerete quest’intervento, direte che non si tratta di informazione “pura”, ma vorremmo servirci del blog una volta tanto per dare risposte definitive.
Abbiamo parlato di questo argomento in maniera trasversale, e per farne un dibattito. Ora, scusateci per il cambio di rotta, ci permettiamo di non fare più dibattiti, ma di prendere una posizione.
Pubblichiamo gli estratti di due lettere particolarmente toccanti, che abbiamo letto su Vanity Fair ( n° 41, 15 ottobre 2008): sono due donne che di fronte alla stessa situazione hanno preso strade diverse, con conseguenze diverse. Per poi capire entrambe che la vita premia sempre chi si fida di lei:

Rosa
"Paolo mi sembrava un uomo speciale, separato da poco, due figli grandi, la nostra storia era cominciata da pochi mesi ma l’ho amato da subito. Quando ho scoperto di essere incinta, ero felice. Lui però non era convinto che avere un figlio dopo così poco tempo fosse la scelta giusta. Mi ha promesso che, quando fossimo stati una coppia “vera”, avremo creato la nostra famiglia “vera”: adesso no, era troppo presto. L’intervento il 12 marzo, […] lui mi stava vicino ogni giorno e ripeteva le promesse sulla nostra felicità. Dopo due mesi, però la doccia fredda: è con sua moglie che vuole stare, non mi ama. Dal 30 maggio di lui neanche più l’ombra, e il dolore di quel bambino è diventato una ferita che sanguina ogni giorno. […] alle donne che si trovano a dover decidere e non sanno farlo, vorrei dire: parlate, con mamme, zie, amiche, consultori, psicologi, chiunque possa darvi un consiglio. Non sapete quanto sia doloroso abortire e poi pentirsene. Un figlio vale più di qualsiasi uomo e di qualsiasi storia d’amore, vera o presunta. "

Simona:
"cinque anni fa, già sposata e con due bambini, ho scoperto di essere in attesa. La paura di non farcela, l’impegno per gli altri due, il lavoro precario, la casa, pochi aiuti e pochi soldi… Ho intrapreso il percorso della 194, al primo colloquio con un ginecologo obiettore ero spavalda. Ma alla consegna dei documenti ho cominciato a piangere e ho continuato a singhiozzare per tutta la visita senza che nessuna delle operatrici che avevo di fronte dicesse nulla. Poi però un’infermiera mi ha parlato come si fa con un’amica un po’ confusa. La ringrazio ancora oggi. […]. A volte basta che qualcuno ti lanci una fune per capire che sei sull’orlo del baratro. Il mio bambino ha 4 anni, non riesco a immaginare la mia vita e quella di suo padre e dei suoi fratelli senza di lui. Ogni volta che lo guardo penso che la vita esplode e tu poi ti adatti a lei. La 194 deve restare, ma con essa devono restare l’umanità delle persone, i consigli, la condivisione. E anche gli obiettori."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

con questo ovviamente non vorremmo chiudere al dibattito... il dibattito è sulle due lettere. abbiamo voluto, per una settimana, dare voce a due donne.

Sara

Anonimo ha detto...

Grazie Sara per queste due testimonianze toccanti. Non mi sento di commentare, anche perchè si commentano da sole.
Solo grazie per averle condivise con noi. Voi donne potete fare più di noi uomini in questo campo.
Avete un'enorme responsabilità.
Vi ringrazio.

Anonimo ha detto...

anche io le ho trovate molto toccanti e mi hanno fatto riflettere...
Diciamo che pubblicarle è stato un modo per ringraziare queste due donne che hanno condiviso con noi la loro sofferenza!
Sara